Un invito particolare è rivolto a tutti voi d’origine Casacalendese a pubblicare alcune delle vostre poesie su questa rubrica.

 Introduzione

La poesia è estro e fantasia. È l’essenza stessa delle cose.  È cogliere l’attimo fugace e tradurlo in parole per l’eternità .                                   

 Gianna Di Lalla-Marà

La poésie c’est du flair et de la fantaisie. C’est l’essence même de la vie. C’est saisir l’instant qui s’envole et le traduire en paroles pour l’éternité                                                                 

Traduction libre de Luigi Piperni

Poetry is flair and fantasy. It is the essence of things. It is to catch the vanishing moment and translate it into words for eternity                                                                     Free translation by Luigi Piperni   ___________________________________________________________________

I nostri poeti:

 

Gianna Di Lalla-Marà

Antonio Marro

Giuseppe Ferrara

Vincenzo Ranellucci

Teresa Tavarozzi          

 

Gianna Di Lalla-Marà

Gianna Di Lalla-Marà

  Biografia Gianna nasce a Casacalenda(C.B.) nel 1941 . Nel 1956, emigra in Canada all’età di 15 anni e si stabilisce a Montreal. L’infanzia vissuta in Italia e la formazione scolastica ivi ricevuta, hanno contribuito favorevolmente alla sua inclinazione poetica.   Ha partecipato a concorsi letterari in Canada ed in Italia e nel 2003 la casa editrice Libro Italiano di Ragusa ha pubblicato la sua raccolta di poesie “Obre e luci” ed ha consentito diversi successi e premi letterari dell’organizzazione “Premio Nazionale Cris Pietrobelli” di Pisa tra il 2003 ed il 2008. La sua vita lavorativa fu trascorsa al servizio dei pazienti reparto di Cardiologia dell’Ospedale Santa Cabrini, di Montreal.   Ottobre 2013 Ultime notizie:  ”Premio Speciale del Presidente Universum-Marche’’

Settembre Calendese Il Ragazzo di Casacalenda Ritorno a casa Cara La mia canzone al mare Nostalgia Novembre Pagina Kalendese: Ombre e ricordi Rivelazione (o Canada) Visione Antica

  Pianto d’autunno (Pleur d’automne)Il TraguardoTenerezza

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  Antonio Marro

 

 Antonio Marro

 Biografia Antonio Marro è nato il 29 giugno del 1934 a Vitulano (Benevento); in una famiglia di carbonai. L’infanzia è vissuta tra Cervinara (Avellino) e molti altri comuni del Molise, Lazio, Calabria ecc. Gli anni di guerra furono difficili, e quindi : niente scuola o quasi. Riesce a racimolare ottanta giorni di scuola in tre anni. Piu’ tardi, a diciannove anni, frequenta venti ore di scuola serale a pagamento per ottenere la licenza (la quinta) necessaria per entrare in Polizia.Arriva  a Casacalenda con i genitori nel 1948 e vi resto’ fino al 1954; commerciando carbone, legna, gas liquidi e accessori con licenza ambulante per cingue provincie.A venti anni si arruola in Polizia, stazionato a Roma e vi resta meno di 5 anni. Poi prolunga l’esperienza romana per altri due tre anni, lavorando come venditore in una compagnia di articoli casalinghi all’ingrosso. Poi ritorna a Casacalenda per un anno, per poi tentare fortuna a Milano e trova lavoro da venditore di Pepsi-Cola per tre/quattro anni.Il 20 agosto 1965 emigro’ in Canada, risiedendo a Montreal, dove esercita il mestiere di macellaio con i suoi fratelli, fino all’etá della penzione. Egli fu’ associato, direttore, operaio, ma con un solo scopo: quello di riuscire in tutto quello che toccava. Adesso è contento di quello che ha realizzato durante la vita lavorativa e familiare, compreso tre splenditi figli e nove nipotini che danno la gioia di vivere.Dopo un po’ di tempo a Montreal, comincia ad interessarsi a l’Associazione del suo  paese d’adozione, Casacalenda, e nel 1978 ne diviene socio. Ora consigliere, membro dell’esecutivo dell’Associazione Casacalendese; egli ha sempre dato con orgoglio, e continua a dare il meglio di se stesso affinché quello che hanno fatto i nostri predecessori non sia distrutto ma migliorato sempre più.Uomo ai mille mestieri; ha imparato le tecniche dei sistemi d’irrigazione per aiuole e  giardini e esercita questa attività, ancora oggi.A settantatre anni scopre il computer, seguendo un consiglio di sua figlia Antonella.Tutti, i figli, i nipoti lo aiutano nel ammaestrare questa nuova technologia, pero’ egli è particolarmente grato al suo genero Manuele che ringrazia pubblicamente, perché con questo meraviglioso giocattolo, Antonio riesce ad esternare quanto cova in sé.

Poesie:

ALLA MAMMAOH CASACALENDA;   IL TRENO DELL’EMIGRANTE ; DOVE VAI TRENO;   CALCIO KALENA;      UNA MAMMA LA MIETITURA ; L’ANTENIERE ; DA RAGAZZO  ; L’EMIGRANTE ; RICORDI E RIFLESSIONI

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____________________________________________________________________________ Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara

 

Biografia

  Nasce a Casacalenda (Campobasso) nel 1939. Emigrò in Canada nel 1956 e si stabilisce a Montreal con la sua famiglia. In Italia completò le scuole elementari. Poi, nel 1955, iniziò corsi di meccanica. In Canada, i primi due anni ha fatto diversi lavori, e frequentò diverse scuole private per imparare l’inglese e il francese. Poi iniziò a lavorare nella meccanica di automezzi pesanti, e di sera frequentò il Montreal Technical Institute, Sir George Williams High School e Sir George Williams University, l’attuale Concordia. Ispettore tecnico per circa quarant’anni presso la Concessionaria di Automezzi Pesanti CATERPILLAR del Quebec. Sposato, ha  tre figli e quattro nipotini. Da alcuni anni, nel pochissimo tempo libero, ha voluto realizzare un suo vecchio sogno, cioè, di scrivere alcune poesie e storielle, soprattutto in dialetto casacalendese.

NGÒPP’A SÈRRE (1)Dòppe de tand’annesòngh’è rejute dè n’avetè tèrre,e nè sére, pèssanneaje velut’è renzèglià ngòpp’a sèrre.    Cómè nzègliave    è mmónde p’a mmèrze    mè ddenave    chè u hiate(2)che tenéve è cuinecianne z’érè pèrze.E cuanne songh’è rrevate n’u dechianemè remenèvene è mmènde tandè cresc-tejane, (3)mè nesciune ze vedévesule Mónde de Céce me tammendéve.     N’i prime massèrije (4)     nge sc-téve cchiu nesciune,     mè pare chè ze sendéve èngóre  zi Cólèmèrije (5)     che pèrlave che cacchedune. Me sòngh’è recuerdate chè cuanne ére guaglió ce menéve p’a nguerdenizeje, e subbete ajè sceppate nè duje rareche de lauerizeje.     E ce sc-tèvene èssajè témbe tòsc-te     è ffórep’a mèjése,     e cammenanne ajè retrevate pure u pòsc-te     chè nu tiémbe ère pèjése. Dè pessótte menéve nu vendeciélle che pertave a ddóre de l’accue d’u hiume, e dè peccòppe ze vedéve cacche ciélle, e nu pare de cemmeniére che chècciavene u fume.     Ére nè bbellézze è vedé u pónde,     e l’accue d’u hiume ch’èngóre cuerréve (6)     chè serpejanne pe miézz’è tàndè préte, ghiangh’è tónne,     è balle p’a vèllatè spèréve. Cuille c’ajè revisc-te che ll’u ccóne de tiémbe me l’ajè guedute, e me sendéve èssaje cuendiénde chè ngòpp’a sèrre érè rejute.     Mè ze sc-téve è fà tarde     e me sòngh’è rebbejate     pecché èrréte a chèmarde (7)     u sóle ére chèlate. È mèndre me ne jave; sònne pèssate nè cuócchie de terchiale (8) chè ngòppe è nè cèrcuele ze javene è ddermì e ije me ne jave penzanne: “Chije u sà cuanne ce pòzzè remenì!”                                                                                                                                    ______ 1) Serra dell’abbazzia in agro di Guardialfiera. 2) Non piu la sveltezza di salire il pendio senza fare il sopraffiato. 3) A quell’ora, tant’anni prima, c’era molta gente che camminavano lungo  le mulattiere, oppure, ancora lavoravano nei campi o intorno alle masserie.   SOPRA LA COLLINADopo molti annison tornato da un’altra terra (Paese)e una sera, passando, ho voluto risalire sopra la collina.    Come salivo    lungo il pendio    mi accorgevo,    che il fiato che avevo a quindici anni s’era perduto.E quando sono arrivato sul piano,mi riveniva in mente tanta gente,ma nessuno si vedeva solo Monte di Cece mi guardava.     Nelle masserie più vicine     non c’era più nessuno     ma mi sembrava di sentire ancora a zi Nicolamaria     che parlava con qualcuno. Mi sono ricordato di quand’ero ragazzo, ci venivo per l’ingordizia, e subito ho stirpato alcune radici di ligorizia.     E c’erano molte zolle toste     nella maggese,     e camminando ho ritrovato anche il posto,     che un tempo era paese. Dal disotto veniva un venticello che portava l’odore dell’acqua del fiume, e per di sopra si vedeva qualche uccello, e un paio di camini che mandavano fuori del fumo.     Era una bellezza vedere il ponte,     e l’acqua del fiume che ancora scorreva,     che serpeggiando tra tante pietre bianche e rotonde,     giù nella vallata si perdeva. Quello che ho rivisto con quel pó di tempo me lo son goduto, e mi sentivo assai contento che sulla collina ero tornato.     Ma, si stava ha far tardi     e mi sono riavviato,     perché dietro la camarda (serra guardiola),     il sole era tramontato. E mentre me ne andavo; sono passati una coppia piccioni che su una quercia se ne andavano a dormire e io me ne andavo pensando; “Chissà quando ci posso rivenire. (ritornare). ______ 4) Le masserie piu vicine. 5) Vecchio proprietario del campo, ora defunto. 6) Tratto del fiume che alcuni anni dopo è stato in’ondato. 7) Serra Guardiola in agro di Guardialfiera. 8) Uccello simile al piccione

Altre poesie:

 I primi tempi a Montreal *;   La spiga di grano * ;  Un pezzo di legna * ;  TU CHE PIERTE *  ;  Un giorno di mietitura* ;   UN MATTINO DI PRIMAVERA           *Poesie in dialetto Casacalendese

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Vincenzo Ranellucci

 

Vincenzo Ranellucci

Biografia

Vincenzo, se gli chiedete dove avrebbe voluto nascere, vi risponderebbe Casacalenda e fu accontentato il 6 febbraio del 1954.   Trascorre la sua infanzia e adolescenza tra il Molise e la Campania, dove completa gli studi superiori al Magistrale di Casacalenda e frequenta l’Istituto Universitario Orientale di Napoli fino al terzo anno. Senza tralasciare il lavoro che lo teneva impegnato comme istitutore in una scuola elementare parificata di Pietravairano (CE).   Per amore decide di emigrare a Montréal nel 1975 dove in un suo viaggio precedente aveva conosciuto una ragazza che rincontrò fatalemente 3 anni dopo a  Napoli.    A Montréal, dopo il fatale”SI”, trova impiego al giornale Il Settimanale di Montreal, e poi in proprio, acquistando la tipografia Italprinting che poi divenne Panorama printing. Ha continuato con uno Studio grafico e poi toccato altre attività, dalla vendita all’edilizia, dove continua attualmente ad operare.   Amante del calcio ha allenato per 10 anni squadre competitive a St. Léonard con ottimi risultati ed ha sempre scritto poesie che tiene conservate nei suoi diari. Ha osato recitarle al concorso di poesie a CFMB “E vorrei dire” e l’anno  scorso con la poesia “Notte Magica” ha vinto il primo premio. Quest’anno invece con ” L’Ultimo verso” ha ottenuto il terzo posto su 33 concorrenti.

 Notte Magica Una sera d’autunno,Su una panchina di un viale alberatoSento le ombre della notteScivolare sulla mia vita     Le foglie ingiallite, stanche,bruciate da un estate infuocatasi lasciano cadere dolcemente ai miei piedicome per ….riposarsi.   -È una Notte magica   Un cielo triste testimone di tanta pena, sembra voler piangere, Apro le mani per raccogliere le sue lacrime, le chiudo per un instante  per sentire il suo dolore, le riapro e vedo della stelle che brillano sulle mie dita, In fondo é una notte… che  non é notte       Scorgo due piccole luci,nella siepe vicinae per un istante rivedo il mio passato,gli occhi dei miei amori vissuti.Li rivedo   Adesso   Con me… Momenti d’idillio.Dico all’orologio di fermarsi!Allontana il giorno, da questa notte speciale. Giro lo sguardo, e un fiore in agonia celato tra l’erba, sembra fissarmi. Lo raccolgo, sembra piangere Lo porto sul mio cuore e lo accarezzo. Cercai di capirlo… Sembrava sorridere. ….E da quel momento, in una notte magica ho ricominciato a parlare con DIO..  
 Altre Poesie: Primula nera, Sassi, Malinconia, Musica, Aule fredde.

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Teresa  Tavarozzi

 

 

Nata da genitori Casacalendesi.; arrivata in Canadà all’età di 10 anni.

  •  La mia passione per la lettura e la scrittura è una mia predisposizione, fa parte del mio DNA.
  •  Ho sempre scritto perchè mi piace il ritmo e il fluire delle parole e le frasi, poichè vestono le idee e danno un’espressione.
  •  Mi piace scrivere quando sono felice, quando sono triste, quando guardo una notte stellata, quando sorge

Teresa Tavarozzi

 

UNA FINESTRA SULLA  MIA INFANZIA

 

 Se spazio e tempo, a detto dei saggi

  son cose che non possono essere

  un ricordo vive una vita.

 

  Davanti ”u fucular” mi riscaldavo

  il fuoco bruciava scricchiolava

 a ”pignatel” con i fagioli cuoceva.

 

 La piccolina sul mio grembo dormiva

  intando il mio braccio s’indoloriva

 

 Nella culla di legno grezzo la posai

  in quell’angolo della cucina

  di fronte alle scale d’uscita.

 

 Mi piaceva guardarla dormire

 mentre dolcemente sul suo viso

 un sorriso d’angioletto appariva.

 

 L’altra sorellina, da un’ora ”chiagnev”

 mamma, mamma strillava

 sulla mia spalla di lacrime bagnata

 

 Tante carezze e bacetti gli prodigai

  e la ninna nanna canticchiai.

 

 Inconsapevole del gesto che

 mi apprestavo a fare…

 

 Uno sguardo verso a  ”pignatel” che cuoceva…

  sulla sua bocca  ”u chupierch”…posai.

 

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