Don RAFFAELE PIPERNI
Raccolta di scritti ed eventi
13 Febbraio 2013
Domenica pomeriggio,10 febbraio, il Comitato Culturale dell’Associazione Casacalendese di Montréal, aveva invitato i membri e simpatizzanti a partecipare ad una attività letteraria presso la Casa d’Italia.
Durante la prima parte dell’incontro è stato visionato il Documentario sulla vita di Don Raffaele Maria Piperni , ossia ” L’Ambasciatore di Don Bosco” . Il suo messaggio evangelico risuonò per sessantanni su tre continenti; l”Europa, l”Asia e l’America.
Come introduzione al filmato, Luigi Piperni ha presentato ” il Casato dei Piperni ” e Gianna Di Lalla Marà ha parlato della “scoperta” da parte di Pietro Corsi di questo Personaggio casacalendese.
Resoconto di Luigi Piperni
______________
4 Febbraio 2015
The following short biography on the life of Father Raffaele M PIPERNI was given to Antoinette Piperni and Menotti Brescia (parents of Nicole Vincelli) by the pastor of the Church of SS Peter and Paul in 1974 when they visited San Francisco. Other articles were written on the life of this great missionary including the book written by Pietro Corsi entitled “l’Ambasciatore di Don Bosco”.
Nicole Vincelli
Saints Peter & Paul Church, San Francisco
________________________________
Dott. FRANCESCO NARDACCHIONE
L’Apostolo del Molise
Il Dr. Francesco Nardacchione nacque a Jelsi (Campobasso) l’11 maggio 1860 da Domenico e da Teresa Cianciulli e, all’età di dieci anni, si trasferì a Casacalenda – poi sua residenza definitiva – ove il padre era stato destinato quale Cancelliere della Pretura.
Compiuti gli studi ginnasiali presso il “Mario Pagano” di Campobasso, si iscrisse all’Università di Napoli ed ivi conseguì a pieni voti la laurea in medicina e chirurgia. Aveva avuto, tra gli altri, suo insegnante il celebre Prof. Antonio Cardarelli, di Civitanova del Sannio. La scelta della facoltà di medicina fu dettata dal fatto che egli avrebbe voluto abbracciare la vita monastica ma non potè per l’opposizione dei suoi genitori; per cui pensò di rendersi utile al prossimo attraverso la professione medica, che esercitò con il massimo zelo, dopo aver prestato servizio militare da volontario. La sua preparazione e la sua capacità di effetuare scrupolose e precise diagnosi erano note in tutta la provincia ed anche fuori, per cui spesso era chiamato a consulto da medici di diversi paesi.
Animato da spirito di carità, di altruismo e di profondo amore per il prossimo, si portava al capezzale di ogni malato (abbiente o povero) con lo stesso trasporto e con l’ansia di poter offrire, con la sua scienza e con la sua parola, qualche sollievo alle sofferenze fisiche; anzi aggiungeva sempre parole di cristiana fede, indicando in Dio il più grande guaritore del corpo e dell’anima. Spesso, se il paziente era povero, dopo aver stilato la ricetta, metteva sul comodino la somma necessario all’acquisto dei farmaci prescritti; ma se il malato era abbiente, lo invitava a donare qualcosa al convento “per quei poveri fraticelli”. Era così poco esigente in tutto che difficilmente si poteva riconoscerlo in quella figura così dimessamente vestita e priva di qualsiasi segno esteriore della sua personalità. La vita francescana esercitava in lui un fascino enorme e – come detto – non avendo potuto farsi frate, pensò bene battersi per la riapertura del convento di S. Onofrio di Casacalenda che era stato chiuso nel 1867 a seguito della generale soppressione degli Ordini Religiosi. Battè a molte porte, si rivolse a diversi ordini, reiterò le sue richieste, fino a che nel 1896 ottenne la sospirata riapertura con il ritorno della comunità dei Frati Minori. A proprie spese provvide al restauro del fabbricato e della relativa chiesa, continuando in seguito a dare al Convento tutto quanto occorreva.
Conduceva una vita ritirata e raramente si intratteneva con pochi amici veri, mentre era sempre in movimento per la sua professione, anche fuori di Casacalenda. Fu medico delle Ferrovie e stimato consulente dell’Autorità Giudiziaria, nel mentre espletava anche funzioni di Sindaco Apostolico del Convento sin dal 1891.
Non tralasciava in casa la preghiera e gli studi quotidiani, e ogni volta che poteva, presenziava alle funzioni religiose ed impartiva anche lezioni di lettere e lingua straniera ai giovanetti e, talora, anche ai novizi. Il suo ascetismo lo portava a ricercare la perfezione religiosa e spesso condannava i tempi ed i comportamenti dei suoi contemporanei. “ Sono annoiato e stanco della vita. Credevo che il mondo fosse seminato di rose ed invece è fatto di triboli e spine”. Così scrisse nel suo diario. Ottenne la nomina a Cavaliere della Corona d’Italia per i suoi alti meriti civici e professionali, mentre dal Vaticano fu nominato Cavaliere dell’Ordine di S. Giorgio Magno per la sua vita intemerata e per la sua attività a favore del Convento. Secondo suo desiderio, allorchè il 23 novembre 1936 venne a morte, la sua salma fu composta, nella bara, rivestita del saio francescano e con due tegole sotto il capo. I funerali furono imponentissimi. Prima di spirare gli era giunta la benedizione di Papa Pio XI.
Nel 1948, per esaudire alla sua ultima volontà, i suoi resti mortali, con solenne cerimonia alla presenza di numerosa folla e con l’intervento di molte autorità e del Vescovo Odo Bernacchia, furono trasferiti e tumulati nel locale Convento di S. Onofrio, ove oggi riposano. Il Dott. Nardacchione merita di essere quale “Apostolo del Molise”, perchè fu il seminatore di bene e di gioia, e portò ovunque nella Religione la parola della scienza e l’amore cristiano. A lui si possono attribuire le parole di Dante:
“ben parve messo familiar di Cristo” (Paradiso c. XII) perchè i sofferenti di corpo e di spirito trovano in Lui il medico, il fratello, l’educatore.
N.B.: Tratto dal libro, Kalena-Calendini-Calendesi di Francesco Romagnuolo
Don Ciccio Nardacchione Poesia critta in dialetto casacalendese da Elena Caticchio
______________________